La Sicilia è sempre stata una fonte inesauribile di ricchezze naturali e, soprattutto, di opere d’arte che durante il corso dei secoli, sistematicamente sono state depredate e trafugate dagli invasori barbari di turno. Saccheggi sin dall’epoca greca, con la caduta di Siracusa che lo stesso Cicerone definiva “La più grande e la più bella delle città greche“ (maxima et pulcherrima). Il generale Marco Claudio Marcello nel 212 A. C. impressionava tutti facendo un trionfale rientro a Roma , preceduto da un corteo cerimoniale di 250 carri colmi di preziose statue, vasi traboccanti oro ed argento, armi pregiatissime di magistrale fattura, oltre ad un seguito interminabile di animali, schiavi e dignitari in catene. Ma Siracusa, da città sconfitta, alla fine conquistò il barbaro ed agreste popolo laziale, introducendo la sua impareggiabile arte a Roma.
Recentemente, durante una visita di alcuni giorni nella cittadina medievale di Randazzo, siamo rimasti sbalorditi dall’innumerevole quantità di opere d’arte di altissimo valore, custodite in diverse straordinarie chiese. In particolar modo siamo rimasti affascinati da un’opera interessantissima, collocata di recente in una parete della navata centrale della chiesa di San Nicola: il polittico di San Giacomo dipinto su tavola risalente al15° secolo di autore ignoto ma, a nostro modesto avviso, di scuola Antonelliana.
L’opera si presenta in condizioni piuttosto critiche, ma nonostante ciò rimane forte la bellezza e la liricità dei volti e delle scene dipinte. Il polittico rappresenta la figura di San Giacomo apostolo, riconoscibile dalla conchiglia e dal bordone del pellegrino e accanto troneggia l’immagine, dall’estrema dolcezza dei tratti, della Vergine col bambino, attorniata da sei cherubini. Ai due lati si affiancano dieci pannelli raffiguranti le scene dei miracoli del Santo, ricomposti in una maldestra sequenza dopo un vandaloso smembramento effettuato segando la tavola per ricavarne altrettante singole opere più facilmente camuffabili qualora immesse nel mercato antiquario illegale.
Il polittico, unica opera pittorica in Sicilia con le scene della vita di San Giacomo, ha fatto rientro a Randazzo grazie all’intelligenza ed alla tenacia dell’allora parroco di San Nicola, Don Egidio Galati. Scampò miracolosamente, nell’ultimo conflitto, alle razzie naziste che durante la ritirata avevano installato a Randazzo il loro quartiere generale, ed alle devastazioni provocate dalle incursioni aeree alleate.
La presenza di questa straordinaria opera a Randazzo è la diretta testimonianza dello stretto rapporto tra la Spagna e la Sicilia, sin dal 1282 quando con i Vespri Siciliani e la cacciata degli Angioini, i Siciliani offrirono la corona del regno a Pietro 3° d’Aragona. Da quel momento la Sicilia entrò nella sfera ispanica rimanendovi quasi ininterrottamente per ben sei secoli, assorbendone usanze ed espressioni culturali.
Da ciò ne deriva la presenza e la diffusione del culto di San Giacomo in Sicilia, Patrono di Spagna, apostolo ed evangelizzatore della fede e della spada, pellegrino accanto ai bisognosi, “Matamoros” contro i nemici della cristianità. Notevole anche la diffusione nell’isola di confraternite e di ordini cavallereschi come l’Ordine di Malta, di San Giacomo della spada ecc. che fanno ancora bella mostra nelle sfilate e nelle parate religiose.
Purtroppo ormai da tempo i Siciliani hanno perduto consapevolezza del patrimonio che posseggono, grazie anche a una classe politica che ben poco ha fatto e fa per mantenere viva la memoria. A Randazzo qualcosa si muove, due sodalizi – l’Istituto per la Cultura Siciliana in stretta sinergia con l’Associazione Artemide – hanno in programma con iniziative ad hoc di valorizzare ciò che questa cittadina pedemontana custodisce. Storia, cultura e arte sono andati di pari passo nel corso dei millenni, ed ciò che caratterizzano una collettività.